19 febbraio 2018

"Il pane" di Angelica D'Agliano






Non faccio il pane perché ne abbia bisogno. 
Ogni giorno sul banco ne trovo di ogni forma. 
Il sapore di questi molti pani è buono
 e il prezzo ancora ragionevole. 
Potrei ogni giorno far crepitare il coltello 
oppure spezzare con le mani un pane diverso, tradizionale 
oppure tipico di posti molto lontani. 
Ma la sera passo il sapone sulle scodelle sporche della cena, 
poi mi bagno le mani di farina e comincio. 
Prima una fontanella vaporosa, 
poi col dito la sento sciogliersi nel bianco dell'acqua 
e so che prenderà la forza viva della pasta. 
Lo faccio perché sono costretta a immaginare veloce,
 e ogni giorno la mia conoscenza è sempre più vicina a una nuvola.
 Ma il corpo questo ancora non l'ha capito, 
e io così gli uso gentilezza.
 Lo so, gli dico mentre mi sbilancio dolcemente in avanti,
 mentre la pelle si profuma nel tuffo nel grano.
 Lo so è passato troppo poco tempo 
e voi mani ancora ricordate tutto,
 anche se voi proprio in carne e ossa non l'avete mai vissuto. 
Ma non importa. 
Stiamo qui. 
E facciamo pace.

Nessun commento: