06 dicembre 2017

"Salvatore Morelli, il deputato dalla parte della scienza e dell'altra metà del cielo" di Luciano Luciani

Ogni epoca ha avuto i suoi utopisti, sognatori, i suoi visionari... Uomini e donne in anticipo sul loro tempo, idealisti dallo sguardo lungo, capaci di vedere prima dei  contemporanei gli sviluppi della società a venire, vocati nel cogliere tra le pieghe del presente i lineamenti del futuro. Talora eccentrici nei comportamenti, più spesso normalissimi, appaiono intenti con la parte migliore delle loro energie a coltivare un progetto riposto, una fantasia recondita, l'illusione, oggi solo vagheggiata domani chissà, di un tempo prossimo e migliore.
 

I libri di storia non rendono loro giustizia e si limitano a registrare, quasi controvoglia, le loro, apparentemente bizzarre, teorie. Preferiscono, invece, evidenziarne con malcelata soddisfazione l'incapacità a entrare in sintonia col senso comune dominante dei loro anni e con i processi economici, sociali e culturali e di conseguenza gli inevitabili fallimenti.
 

Esemplare per la capacità di guardare lontano e l'inadeguatezza a vivere nel proprio presente, Salvatore Morelli (Carovigno, 1824 - Pozzuoli, 1880). Fiero oppositore dei Borboni, è per questo duramente perseguitato e sconta lunghi anni di prigione nelle carceri di Lecce, Ponza, Ischia, Ventotene. L'unificazione nazionale lo vede impegnato a fondare e dirigere giornali e riviste - a Lecce nel 1860 "Il Dittatore", di impronta mazziniana; a Napoli nel 1861 "Il Pensiero" che nel corso dei suoi quattro anni di vita conobbe ben 184 sequestri - sui quali in lunghi articoli viene affinando il suo sistema di idee. Per lui conoscenza e vita sociale debbono fondarsi sulla scienza e sulla tecnica, unici strumenti possibili per ogni tipo di sviluppo materiale, morale e  civile. Il male di ogni società per Morelli è da individuarsi nell'ignoranza, il suo antidoto è l'istruzione, gratuita e obbligatoria per tutti con al suo centro l'abolizione di qualsiasi forma di insegnamento religioso e un largo spazio assegnato a materie come la storia, la geografia e, soprattutto, alla scienza e alle sue applicazioni tecniche..
 

Dura anche la sua condanna delle spese militari: piuttosto costruire scuole, ferrovie, allargare servizi assistenziali e il diritto a usufruirne... Eletto deputato per la prima volta nel 1867 per il collegio di Sessa Aurunca, si impegna a fondo in Parlamento per trasformare in leggi i frutti di un intenso lavoro di elaborazione e documentazione delle migliori esperienze europee in materia di giurisprudenza familiare: per esempio, una riforma che preveda la parità di diritti fra moglie e marito, il doppio cognome, la possibilità del divorzio e l'eliminazione di qualsiasi discriminazione tra figli legittimi e naturali. 

Alla attività politico-legislativa affianca anche una coerente attività pubblicistica: tra i suoi lavori più carichi di novità e di utopia, più volte ripubblicato, La donna e la scienza, considerate come i soli mezzi per risolvere il problema dell'avvenire, 1861. Presente alla Camera dei Deputati fino al 1880, di convinzioni repubblicane, laiche e libertarie con qualche simpatia per il socialismo aurorale, per quattro legislature si batte per la parità tra i sessi e già nel 1867, primo in Europa, presenta la proposta di legge "Abolizione della schiavitù domestica per la reintegrazione giuridica della donna, accordando alle donne i diritti civili e politici", uno straordinario passo in avanti in un Paese che codificava la subalternità della donna al marito, facendono una figura fragile e trascurabile. 

Sempre a Salvatore Morelli appartiene un disegno di legge con la richiesta del diritto di voto per le donne e non si smemorino fra le sue altre proposte, l'istituzione della cremazione, l'abolizione della pena di morte, la proposta - questa sì futuribile - della istituzione  di una Società delle Nazioni per tutelare la pace universale. Seppure emarginato in un Parlamento bellicista e tutto al maschile, grazie al suo imperterrito impegno, nel 1877 il Parlamento italiano approva la legge Morelli n. 4176 del 9 dicembre 1877, riconoscendo alle donne il diritto di essere testimoni negli atti regolati dal Codice civile, come i testamenti, un significativo progresso per i suoi risvolti economici e per l'affermazione del valore della capacità giuridica delle donne. Inoltre è in virtù del suo lavoro parlamentare se le ragazze sono ammesse a frequentare i primi due anni del Ginnasio. 

Torna poi spesso, Morelli, a intervenire contro la Legge delle Guarentigie (ovvero le garanzie concesse al papa pari a quelle previste per un Capo di Stato straniero, con la differenza che da quando tale legge entra in vigore le spese dei successori di Pietro sono a totale carico del contribuente italiano). 
Apprezzato all'estero da grandi uomini di cultura del suo tempo come Stuart Mill e Victor Hugo, nel suo Paese conosce solo incomprensioni e l'isolamento da parte dei contemporanei, oggetto del livore di un senso comune becero e dell'accanimento dei disegnatori satirici del tempo. 
Muore in miseria - non esistevano allora le indennità parlamentari e i vitalizi - nella camera di una povera locanda a Pozzuoli. Le più importanti esponenti dei movimenti di emancipazione femminile statunitense  piangono la sua dipartita e scrivono che è scomparso il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo.
 

È stato uno sconfitto Salvatore Morelli? Sì, certo... Pochi, però, come lui sono stati capaci di lasciare nel mondo segni che non possono più essere cancellati dalla memoria collettiva delle donne e degli uomini.

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