di Gianni Quilici
Ho trovato questo
racconto lungo (o romanzo breve) di Andrea
Vitali deludentissimo, tanto che la sua lettura mi ha disturbato; sono
arrivato fino in fondo solo per la brevità. In rete, invece, ho trovato commenti positivi,
se non entusiasti. Soprattutto mi ha colpito Antonio D’Orrico, critico di primo
piano de Il corriere della sera che ha
scritto: “Secondo me, Vitali sorpassa con la sua levità Guareschi…. Il suo è
puro gioco narrativo con momenti di alto virtuosismo”.
Naturalmente mi
posso sbagliare e posso non capire. Ci ho trovato un gusto aneddotico, uno
sguardo bonaccione dall’alto e tutto di superficie che fissa personaggi di poveri cristi, in maschere stereotipate
e farsesche.
Un padre mentalmente stupido,
che ha un solo ossessivo desiderio; fabbricare casse da morto, e per avere i
soldi per realizzarlo prende il vezzo di risparmiare su tutto ciò che gli è
possibile, tanto da rimanere inchiodato nell’unica stanza in cui vive con un
filo soltanto di respiro.
Una madre, detta Polifema, a causa di uno strabismo
così forte, che pare abbia soltanto un occhio, con il padre che vuole
maritarla senza riuscirci, fino a quando l’affibbia, con un inganno, al povero
fabbricatore di bare.
E infine il figlio, chiamato nel paese non a caso Cadavere,pallido, magro, sempre silenzioso, ma non il silenzio misterioso, il silenzio, invece, della banalità, sinonimo di una vicina stupidità. Ne’ più intelligente appare l’io narrante, di cui non si capisce l’interesse che possa avere per il Cadavere, del quale è stato compagno di scuola, e per la sua disastrata famiglia.
E infine il figlio, chiamato nel paese non a caso Cadavere,pallido, magro, sempre silenzioso, ma non il silenzio misterioso, il silenzio, invece, della banalità, sinonimo di una vicina stupidità. Ne’ più intelligente appare l’io narrante, di cui non si capisce l’interesse che possa avere per il Cadavere, del quale è stato compagno di scuola, e per la sua disastrata famiglia.
Ma allora si
potrebbe obbiettare: perché Parola di
cadavere piace a molti? Forse perché il
lettore si sente superiore a questa umanità dileggiata e ironizzata, e
sicuramente perché è un racconto sorretto da un linguaggio fluido e popolare,
che rende la lettura veloce, accattivante e, per certi occhi, divertente.
Andrea Vitali.
Parole di Cadavere. Il sole 24 ore.
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