14 gennaio 2017

“Autoritratto di un fotografo” di Ferdinando Scianna



di Gianni Quilici

Che Ferdinando Scianna sia conosciuto come un grande fotografo, credo possa essere scontato, meno forse come sottile intellettuale, che sa scrivere.
In Autoritratto di un fotografo mi hanno colpito due aspetti.

Il primo: il desiderio di condivisione con il lettore su ciò che andava scrivendo, con un bisogno latente di non annoiare, tanto che termina il suo viaggio a grappoli così.
“Adios, anche a voi, cari amici, e perdonatemi questo lungo, logorroico monologo”. Dove, penso io, il lungo monologo è in realtà un breve monologo, sia perché ciò che Scianna scrive è necessario e interessante, sia perché alcuni di questi capitoletti avrebbero potuto benissimo avere ben altra ampiezza.

In questo autoritratto Scianna, infatti,  racconta la sua adolescenza in Sicilia e le prime fotografie, la scelta coraggiosa di fare il fotografo e l’incontro decisivo con Leonardo Sciascia, l’ascesa a Milano e l’esperienza formidabile de l’Europeo, i suoi Maestri e l’incontro con Cartier-Bresson, la Magnum e alcuni suoi famosi reportage; e riflette sul fotografo e la fotografia con una critica (giusta a mio parere) alla fotografia creativa e concettuale che “pecca spesso proprio per eccesso di cerebralismo o di estetismo fine a se stesso” e rimarcando, invece, che la sua poetica fotografica è quella che nasce “tra forte pensiero, intenso sentimento, fantasia formale”.   

Il secondo aspetto: Scianna ha realizzato, in questo come in qualche altro volume, ciò che ha sempre desiderato fare. Un libro in cui “ le immagini, le parole, i pensieri sono strettamente e indistricabilmente connessi”. In questo autoritratto più importante è la parola; le immagini accompagnano il testo dall’interno esemplificandolo. 

Proprio per questo Autoritratto di un fotografo suggerisce una ricerca tutta da fare, che concerne sia gli scrittori che hanno usato (dentro o fuori il romanzo) la fotografia; sia fotografi, che inversamente hanno utilizzato (dentro o fuori la fotografia) la scrittura. Una ricerca in una cornice contemporanea, in cui la tendenza è la contaminazione dei linguaggi, che potranno dar luogo, come sta accadendo, a libri di fotografia o di letteratura mai visti. Uno degli esempi, in cui i due linguaggi meglio si fondono, sono sicuramente i libri (poco pubblicati in italiano) del fotografo-regista francese Raymond Depardon.

In conclusione dal libro di Scianna viene fuori un autoritratto mai banale, fluido, sempre perspicace, che condensa racconto e riflessione con una scrittura chiara e “fraterna” per impiegare una categoria  utilizzata da Franco Cordelli.  

Ferdinando Scianna. Autoritratto di un fotografo. Bruno Mondadori. 

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