24 luglio 2016

"Finestre che guardano finestre" di Ilaria Stabile






Quanti viaggi con la strada che scorreva dietro di me…?
Quante case, palazzi, finestre, tende a nascondere l’interno, balconi semiaperti e…
quante stanze,?
Qualcuna vuota, altre no e
quante vite se ci guardavo dentro?
Qualcuna ferma, altre no…
Quante stazioni, quante volte sempre la stessa…?
Quante persone? Quante?
Sembravano il presente, sembrano il futuro, sembrano infinite e…
Col tempo, ricordi ma…
Dei ricordi, qualcuno resta annuvolato, qualcuno invece conserva tutte le sue forme. Per sempre…
Lo sapevi che sarebbe stato così è così è stato.
In fondo, tutti noi sappiamo sempre. Sempre.
Altri ricordi invece…diventano simboli,
simboli di quel che non vuoi, di quel che non sei,
di quel che ti fa male, di quel che ti fa bene,
di quel che ti prevarica, di quel che ti sostiene,
di quel che ti ama, di quel che ti violenta,
di chi è arrabbiato, di chi è deluso,
di chi guarda fuori, di chi guarda anche dentro,
di chi ti vede, di chi è cieco.
Ma, solo col tempo, frattali infiniti divengono forme, immagini e acquistano
senso, spazio, tempo e…nomi.
Quel signore lì, per esempio, cosa farà ora? Quello lì che…era triste, sempre triste? Ho capito solo dopo il perché.
E lei? Quella che gli stava accanto, sempre attenta e preoccupata, che lo amava, che amava tutti e che sembrava tanto un girasole?
E lui poi? Quello dagli occhiali specchiati che nascondevano e confondevano occhi chiari, grandi, forti e, insieme, così umanamente incerti sulla vita? Quello che ha pianto per me, con me e…forse anche senza di me?
E lei che ora aspetta un bambino, quella che mi chiedeva sempre cosa fare, quella a cui ho chiesto aiuto, quella che me lo ha sempre dato?
E lei che cercava e riusciva a trovare una spiegazione a tutto, che si grattava sempre il naso quando sapeva che sarebbe stato inutile parlare all’ignoranza.
E l’altra? Quella piccola figura, all’inizio fredda e spigolosa che, col tempo, è divenuta dolce, attenta e corposa.
E lui che, per amore, una strana forma di amore, fu geloso a tal punto da tradirmi in un cerchio di cattivi pensieri?
E quella lì che mi deluse? Alla quale girai le spalle per anni per poi scoppiare a piangere un giorno sentendole dire: “Sai che aspetto un bambino…?”. Ero stata la prima a saperlo.
E quello che mi ha comprato il primo pacchetto di sigarette e che voleva darmi tutto? Di quel tutto, ho tenuto solo il…pacchetto di sigarette.
E lei che mi ha fatto sempre pensare a un ammasso di carne, ossa, pelo e luce spruzzato da un inafferrabile sapere divino che l’aveva resa lei?
E lui dove sarà? Quello che, guardandomi, interrogava i miei occhi e, insieme, le mie parole bugiarde? Quello che urlava contro le mie orecchie sorde?
Quello lì, poi, quello del mezzo sorriso più intero del mondo?
Quante vita ancora…quante immagini?
Il viaggio continua ma, ora, qualche volta, mi fermo. Mi fermo per…sentirmi viva.
E dentro me, sempre lei…quella voce, a volte bassa, a volte chiara, che mi ricordava chi ero. Quante volte non l’ho ascoltata? Troppo piccola a volte, troppo nascosta e dalle parole troppo semplici per esser credute, fin quando poi ha dimostrato la sua saggezza, la saggezza di chi non sa.
E dentro me, sempre lei…quella luce, quella luce presente in ogni uomo fin dalla nascita,
quella luce che tanti non han visto, che tanti non potevano vedere, che tanti hanno visto, frainteso, confuso e tentato di stuprare, quella luce a volte oscurata, a volte impossibile a farlo, quella luce che come tutte le cose terrestri, va via per poi fare un giro e ritornare…quella luce che, ora so, c’è sempre, nonostante colori diversi che assume di volte in volta.
In fondo, il sole non sarebbe sole se fosse sempre lì…uguale a se stesso. Ma, in realtà, lui è sempre uguale a se stesso ma…noi abbiamo mai visto un sole uguale a un altro? No. Proprio no. Un tramonto uguale a un altro? Da casa mia, mai.
Ed ecco gli occhi di una persona.
Gli occhi di una persona, come le finestre dei miei viaggi.
Stanze
E cosa ci sarà dentro?
Immaginarlo è meraviglioso, un pittore che anima la sua tela.
Viverlo è…struggente.
E la mia casa si fa sempre più grande.

                                                                                                     7 marzo 2010
                                                                

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