06 marzo 2016

"Cosa resta di noi" di Giampaolo Simi

di Luciano Luciani

Cosa resta di noi (Sellerio 2015), titolo dell'ultimo romanzo di Giampaolo Simi, si sarebbe potuto anche intitolare Scene da un matrimonio, il celebre film di Ingmar Bergman del 1973. Anche qui, infatti, come nel film del regista svedese, una coppia di sposi, Guia ed Edo, il narratore: un ménage apparentemente felice. Meglio, forse, sereno, perché, si sa, la felicità non è di questo mondo: certo affiatato. Ancora giovani, i due coniugi si vogliono bene; si rispettano; tra loro c’è complicità, ironia, una robusta attrazione fisica…

Ma, c’è un ma… manca un figlio che fatica ad arrivare nonostante ogni sforzo. Guia, bella, ricca, colta, elegante, piena di charme, non è creativa. Non riesce a creare: intanto il figlio che i due tanto vorrebbero, poi non riesce nemmeno a scrivere e a pubblicare il romanzo che sente urgere dentro di sé. Una tensione perenne logora la loro relazione, la rende asimmetrica, squilibrata a favore di Guia, più egoista, determinata, prepotente. Una condizione di subalternità che il marito in parte subisce, in parte rifiuta in una lotta tra i due sempre più feroce, scomposta, senza esclusione di colpi. Edo percepisce questa disarmonia, ma è uno che si accontenta: non è un lottatore, ma un contemplativo e, soprattutto, è perdutamente innamorato della sua donna.

Simi racconta bene, direi magistralmente, questa progressiva entropia dei sentimenti:  il loro declinare ora lento, ora tumultuoso e precipite, sino a trasformarsi in qualcosa di acido, di velenoso, contrappuntando la narrazione di un amore al crepuscolo con pagine di flash back  che descrivono, invece, i momenti alti della storia tra Guia ed Edo. In questa relazione che progressivamente si sfilaccia si insinuano il caso e il caos: ne è portatrice Anna, donna piacente ma non bella. Non raffinata, non elegante, né colta come Guia. Di origini popolari, è avviata inesorabilmente verso la mezza età, con un passato tumultuoso alle spalle e un futuro opaco davanti a sé.

Un’incredibile nevicata invernale - quando mai nevica in Versilia? - , un tradimento coniugale - desiderio? Infatuazione? Occasione? Peccato? - che si consuma in maniera tanto convenzionale quanto sordida, una misteriosa sparizione... E quella che sembrava la storia di una coppia ormai avviata verso la crisi si trasforma in un mistero: una vicenda elusiva, sfuggente, indecifrabile. Solo due persone ne conoscono, forse, i lineamenti essenziali: una è probabilmente l’assassino, l’altra non può parlare... Tra spostamenti progressivi del sentimento amoroso e dettagli criminali, una trama tutta collocata sugli scenari desolati di una Versilia invernale, in letargo, in attesa dei fasti e dei riti del divertimento estivo di massa. Un luogo non-luogo: un divertimentificio addormentato in attesa del risveglio in un dilatarsi impalpabile dell' eccitazione fino alla frenesie indiscriminate e omologate proprie della stagione turistica. Su questi luoghi e secondo questi tempi ora lenti, ora veloci e rovinosi, si degrada la passione che lega i nostri due protagonisti e cresce l'enigma che li riguarda con le sue devastanti conseguenze in un crescendo di tensione e di strazio che ogni grande amore sconfitto porta con sé.

Anche per il Lettore consumato, una prova autoriale, questa di Giampaolo Simi, di rara intensità e non fa meraviglia che a Cosa resta di noi sia stata assegnato il prestigioso Premio Scerbanenco - La Stampa 2015 in occasione del recente Noir in Festival di Courmayer.

Giampaolo Simi, Cosa resta di noi, Sellerio editore, Palermo 2015, pp. 300, euro 14,00

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