27 agosto 2015

"Tipologie" di Patrizia Manganaro



L'uomo che tiene gli spiccioli nel "tacco", quella sottospecie di borsellino in pelle o similpelle, a forma di ferro di cavallo o di tacco, appunto, creato una ventina d'anni fa, credo, o almeno così mi suggerisce la memoria, in corrispondenza dell'ingresso in Italia dell'euro...forse? ...non so.

Ma, a parte l'oggetto che è antiestetico in sé, non vorrei più vedere gli uomini compiere il gesto di frugare- spidocchiare dentro il tacco, alla strenua ricerca delle monetine per pagare il caffè, ma le monetine quelle più piccole di rame, da un centesimo e due centesimi...

E li vedi arraffare con le due dita che nemmeno gli ci entrano in quella fessura così minuscola per la mano di un uomo che in genere è grande come una pala e ci mettono un quarto d'ora nel racimolare il misero tesoro e lasciano immaginare di essere in preda all'avarizia, ai confini con l'avidità e che questa sia estesa anche nei rapporti affettivi, nella socialità, nell'umanità...

E anche ci leggo, nel gesto, una insopportabile mancanza di rispetto verso chi il caffè glielo ha servito, perché devo dire che compiono quel gesto come se non ci fosse nessuno. Infatti, nello sguardo che non mi vede, c'è lo stesso intimo piacere di chi con le dita si stia scavando una galleria nelle narici, in una toilette pubblica, ma in segretezza privata...invece, davanti ai miei occhi di barista, discreti, sì, ma vivi...

 E non sono sessista, semplicemente il "tacco" è un oggetto, ripeto, orrendo, mai visto nelle mani di una donna. Il portafoglio è più dignitoso per tutti.


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