19 marzo 2014

"Viaggio in Media Valle del Serchio: Coreglia Antelminelli" di Gianni Quilici



foto Gianni Quilici

Ore 10.30.
 Lammari. Sulla panchina del prato di fronte alla corte dove vivo, aspetto. Così vedo una costellazione di margherite. Solo in un punto, quasi un cerchio. La luce le illumina. Ho con me la macchina fotografica. Scatto una-due-tre foto. Ritorno sulla panchina, le guardo. Banali. Non rendono la loro bellezza, la bellezza della realtà. Decido di avvicinarmi. Bisogna osservare le cose da vicino, penso automaticamente. Vedo così due vespe. Sono su delle margherite, ne succhiano la corolla per un attimo, poi volano su un’altra, la succhiano e così via. Penso alla micro-bellezza dell’esistere. Quante realtà materiche ed esistenziali ci sfuggono!

Ore 10.50.
Sulla macchina sfoglio velocemente La repubblica e Il manifesto. Mi colpiscono l’editoriale di Scalfari su Berlinguer, una dichiarazione di stima e di affetto, che è anche mia, ma un po’ mi fa pensare quell’alone un po’ santifico che la sua morte sul palco “fino all’ultimo respiro” gli ha diffuso intorno, nascondendo limiti ed errori, credo, sulla sua gestione politico-culturale; vedo poi con piacere che Walter Siti si è occupato questa domenica nella sua rubrica settimanale della poesia, che in assoluto, tra quelle che conosco, amo di più e su cui ho più ragionato, l’Infinito di Leopardi, mentre constato che le pagine di Alias nel manifesto finisco per non leggerle quasi mai. Troppo accademiche? Troppo limitato o pigro io?

Ore 12.20
Si salgono i tornanti verso Coreglia Antelminelli quando, ad un certo punto, si ha la visuale completa: la valle del Serchio aperta e vasta sulla quale si ergono magnifiche, poderose, nette le Alpi Apuane. Le guardo vedendole appena dalla macchina veloce che scorre, mi lasciano un’eco di bellezza e di forza, che non saprei descrivere se non genericamente.

foto Gianni Quilici
Ore 12.30
Dopo averla intravista tra pini e abeti altissimi, mi appare nuda nella sua interezza Coreglia. Fermiamo la macchina e scatto questa foto, che bene rende il piacere dello sguardo. L’imponenza al centro del campanile con accanto la chiesa, intorno a cui si raccolgono case e palazzi tra bianco-grigio-rosa-giallo e nello sfondo, come un disegno naturalistico, gli Appennini ancora innevati.
E subito dopo, come in molte cittadine della Provenza, ecco allineati ai lati della strada che si fa stretta, due file di platani con i loro rami nudi e protesi verso l’alto come per una preghiera.


Ore 13. Coreglia Antelminelli ( 592 metri, 5382 abit.)
Parcheggio nella piazzetta al lato della chiesa pre-romanica di S. Martino. Un bambino e un adulto (il padre presumo) si sfidano in bici girando intorno  alla fila di panchine disposte lungo la piazzetta alberata. La chiesa è piccola e aperta con quella lucente pietra marmorea, che dà calore agli occhi.
Sulla strada asfaltata un’insegna di un albergo ad una stella ormai defunto, l’insegna in pietra dei “Premi letterari” fondati nel 1992 ed il “Bar Roma”, strada-piazzetta, da cui si entra nel centro storico medievale.

foto di Gianni Quilici
13.20
Ecco infatti  la porta a Piastri con bella cornice di marmo, con sopra  un affresco, ormai scolorito dal tempo, della Madonna con bambino.
La via sale tra case e palazzi con portali di pietra grigia e di bugnato, a testimonianza di una storia ricca.
La piazza del Duomo di S. Michele appare ben presto nella sua scenografica bellezza, per certi versi teatrale, con panchine di legno e di pietra, che si prestano al riposo e alla contemplazione. Davanti ho, infatti, la bella fontana del 1896 ben disegnata con lo stemma, vasi floreali e un mascherone forse di gesso. Appena più in alto la chiesa con i gradini ed il muretto in cui è stata costruita la fontana stessa. Una ragazza con bei capelli folti e biondastri è seduta sui gradini della chiesa alla piena luce del sole.

foto Gianni Quilici
Se ci si alza diversi sono i punti di vista presenti intorno alla chiesa. Il palazzo rinascimentale comunale di fronte, l’uscita dalla porta di S. Michele affiancata dall’abside della chiesa, una delle facciate della Torre Ronaldinga, i resti della cerchia muraria e dalla parte opposta la facciata della Torre con gli scalini e la ringhiera, che salgono fino alla porta d’ingresso e, presumibilmente, a ciò che sembra dal basso una magnifica terrazza. Davanti alla torre, nella piazzetta, il monumento a quei famosi emigranti figurinai, piccoli artigiani itineranti, che realizzavano piccole statue di gesso, girovagando di città in città per il mondo.
Una via sale alla terza porta della cittadina: Porta a Ponte. Da lì si intravede la Rocca, oggi proprietà privata, e si incontrano anche interventi su case o palazzi, che stridono, troppo modernizzanti, gatti che scappano sospettosi e un cane dietro il cancello che si avvicina, si fa accarezzare il muso e poi, zampe allungate, si acquatta per terra.

Ore 14.20. Trattoria a Pian di Gioviano sempre aperta e fin troppo viva. Tre tavolate di una decina, più o meno, di persone, che parlano a voce alta e insieme. Le donne sono piene di anelli e anellini, bracciali e pendenti; gli uomini, così a vederli, sembrano privi di mistero. I piatti sono abbondanti e buoni. Nessuno parla di Renzi. Guardo le foto fatte. “Come è difficile fare buone foto” penso.  

Coreglia Antelminelli, domenica 17 marzo 2014   
   

         


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