08 novembre 2013

"L'estrema destra in Germania" di Luciano Luciani



Germania, pallida madre



Tracciata con la vernice nera sui muri delle più importanti città tedesche, riappare, con inquietante frequenza, il segno della svastica. Vere e proprie bande fasciste infestano i quartieri popolari delle principali città industriali compiendo atti di violenza nei confronti dei lavoratori stranieri immigrati e attizzano risentimenti xenofobi, mai del tutto sopiti, tra l’opinione pubblica tedesca: demagogicamente, non solo la destra estrema, ma anche i settori più conservatori della Democrazia cristiana tedesca non si fanno scrupoli nell’attribuire agli immigrati la responsabilità delle difficoltà economiche e sociali che hanno cominciato a mordere anche il tranquillo assetto dell’opulenta società tedesco-occidentale.

Manifestazioni e convegni promossi dalle oltre cento associazioni di estrema destra presenti e operanti in Germania  -  a cui  vanno aggiunte le numerosissime associazioni d’arma, ognuna con la sua brava articolazione giovanile, sempre attestate su posizioni nostalgiche e revansciste e lautamente finanziate con i soldi dei contribuenti tedeschi - conoscono il concorso e la partecipazione di ‘camerati’ austriaci, italiani, inglesi, francesi, spagnoli, russi, ungheresi.... Ancora oggi sarebbero almeno un migliaio  i membri di organizzazioni di estrema destra che occupano funzioni di direzione nei diversi ministeri. Simpatizzanti dei gruppi neo nazisti ed ex gerarchi hanno infestato massicciamente per quasi mezzo secolo, e sino a qualche anno fa, gli ambienti della diplomazia, della magistratura, dell’esercito, delle Chiese. La potentissima Federazione tedesca dell’Industria ha visto per lungo tempo ai suoi massimi livelli due ex gerarchi: tralasciamo, poi, per non annoiare il lettore, il lungo elenco dei personaggi già compromessi con il regime nazista e che per conto della CDU-CSU hanno ricoperto incarichi di responsabilità a livello di Stato federale e di Länder. Secondo calcoli approssimativi in Germania vivono ancora alcune decine di migliaia di persone in qualche modo implicate nelle stragi ordinate da Hitler e dallo Stato maggiore nazista: oggi tutte assai anziane e con delle vite “rispettabili” e senza rimorsi alle spalle. Un passato che non vuole passare: ha colpito molto l’opinione pubblica di tutto il mondo il caso dell’attore tedesco Horst Tappert (1923 – 2008), interprete del celeberrimo Ispettore Derrick nel telefilm omonimo in onda sugli schermi televisivi di tutto il pianeta tra il 1974 e il 1998: ebbene, a cinque anni dalla sua scomparsa, il “Frankfurter Allgemeine Zeitung” ha rivelato che a partire dal 1943, Tappert è stato arruolato del primo reggimento granatieri “Testa di morto”. Era, per dirla in breve, un membro delle SS.

Ideologie autoritarie, velleità neo-naziste, nostalgie antidemocratiche sono ancora oggi largamente diffuse nella Germania di Angela Merkel, ma le autorità di Berlino non sembrano particolarmente preoccupate. Lo dimostrano sia il comportamento della polizia, più impegnata a contrastare le proteste dei ‘verdi’, dei pacifisti, degli ecologisti, sia la usuale clemenza della magistratura tedesca nei confronti delle bravate degli estremisti di destra, anche quando queste  finiscono per assumere i connotati sinistri dei pestaggi di immigrati alle fermate dell’autobus, dei roghi dei Centri d’accoglienza, dei lugubri raduni del neonazismo nazionale e internazionale.

I servizi segreti e d’informazione tedeschi, cui spetterebbe istituzionalmente la difesa della Costituzione e la lotta ad ogni ritorno sotto qualsiasi forma del nazismo, preferiscono lasciare correre e dedicare le loro energie a schedare le opinioni politiche, le abitudini, le amicizie, di oltre un milione di cittadini tedeschi. Non fa meraviglia quindi che gli ambienti democratici tedeschi più avvertiti siano giustamente in allarme per la coincidenza di intenti – nessun pericolo a destra, colpire solo a sinistra – che va realizzandosi tra le istituzioni della democrazia rappresentativa e ‘il potere repressivo’. I rigurgiti estremisti, tollerati o addirittura incoraggiati, non sarebbero altro che il segnale di un deterioramento profondo in atto nel corpo della democrazia tedesca destinato ad aggravarsi per l’acuirsi della crisi economica e l’esasperarsi dello scontro politico.

E se appare consolante l’insuccesso dei neonazisti della Npd, il Partito Nazional-Democratico, la punta del grande iceberg dell’estrema destra tedesca, alle ultime elezioni politiche tenutesi in Germania, quando gli epigoni di Hitler sono rimasti - di poco - al di sotto della soglia di sbarramento prevista per mandare i propri rappresentanti al Parlamento nazionale, preoccupa invece che questa formazione politica superi il 10 % dei voti e diventi, addirittura, il terzo partito nella capitale, Berlino: un’affermazione particolarmente vistosa nei quartieri poveri della città, dove da mesi si consuma uno stillicidio di atti d’intolleranza nei confronti degli islamici ritenuti dei parassiti, dei turchi e dei greci accusati di portare via il lavoro ai tedeschi, degli italiani, considerati tutti mafiosi e camorristi.

Secondo la “Tageszeitung”, il quotidiano della sinistra alternativa, “nelle regioni orientali della Germania, un tedesco su sei ha una visione del mondo improntata a ideologie di estrema destra. I dati appaiono estremamente preoccupanti soprattutto nella fascia dei giovani compresi tra i 14 e i 30 anni, fra i quali i sentimenti di razzismo e simpatia per il nazismo risultano maggiori che fra gli adulti oltre i 60 anni. Qui sta crescendo una generazione che rischia di superare nei suoi atteggiamenti radicali ogni precedente, una forza esplosiva che non deve essere per nessuna ragione sottovalutata”.

Intanto, le rivelazioni su una lunga lista di omicidi di immigrati turchi e greci compiuti da un’organizzazione di destra radicale, la “Nationalsozialistischer Untergrund” (Clandestinità nazionalsocialista) agitano il Paese: si tratta di folli isolati, o in Germania agisce una rete neonazista con insospettabili addentellati nelle istituzioni? La polizia e i servizi segreti hanno compiuto fino in fondo e con zelo il proprio dovere, oppure gli investigatori sono stati colpevolmente trascurati? O, forse, l’intenzione vera era quella di coprire, per finalità politiche inconfessabili, i responsabili di dieci delitti, decine di rapine e non pochi attentati?

Sono dunque i nuovi Länder orientali a preoccupare gli osservatori: qui, a fronte di un 7 % di tedeschi occidentali che esprimono posizioni di estrema destra, c’è un 16 %. Un segnale allarmante, reso ancora più inquietante dai numeri che indicano apprezzamento per affermazioni di tipo xenofobo: il 54 % dei tedeschi dell’ Est è convinto che gli stranieri giungano in Germania solo per sfruttare lo Stato sociale (a Ovest è il 31 %);  il 44  % ritiene che l’immigrazione stia pericolosamente snaturando il Paese (a Ovest il 36 %); il 39 % si dichiara esplicitamente xenofobo (a Ovest il 22 %).

L’opinione pubblica europea ha in questi ultimi anni sistematicamente ignorato la minaccia che i radicali di destra tedeschi e le loro organizzazioni portano sia alla loro, sia a tutta la democrazia europea. Quali saranno i frutti avvelenati della diffusione delle subculture neonaziste per i già precari livelli dei diritti e delle libertà in un’Europa stretta tra crisi economica e risorgenti nazionalismi?


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