03 settembre 2011

"Tra cibo e letteratura: Il carciofo" di Luciano Luciani

Un carciofo poetico

Il più bell’elogio letterario del carciofo? Senz’altro quello che possiamo leggere nelle Odas elementales di Pablo Neruda, premio Nobel per la letteratura nel 1971: così, attingendo al suo sentimento appassionato per la natura e a una concezione materialista dell’esistenza, il poeta cileno trasfigura poeticamente il nostro simpatico ortaggio riuscendo a trovare più e meglio che per altri motivi ispiratori accenti di rara semplicità e intensità:

Ode al carciofo

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso, e un bel giorno, a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo, non lo teme, lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,

lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,

lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama

carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica

pasta
del suo cuore verde.



Passato indenne attraverso le tempestose vicende del futurismo italiano, il poeta romano Luciano Folgore (1888 – 1966) fu anche e soprattutto giornalista, umorista, autore di testi teatrali e radiofonici, di versi per ragazzi, di favole, di scherzose parodie dei poeti e prosatori a lui contemporanei… Scrittore eclettico, alla sua riconosciuta versatilità, va aggiunta la dote, davvero fuori dell’ordinario, di sapere trasformare in divertenti testi poetici le ricette. Soprattutto quelle della Capitale, città dove trascorse tutt’intera la sua esistenza: da un suo libro ormai introvabile, Romani a tavola riportiamo i versi gastronomici relativi alla realizzazione di un piatto tipico della cucina ebraico romanesca, i celeberrimi


Carciofi alla giudia


Si prendono carciofi romaneschi

grossi, teneri e freschi,

e si levano lor le prime foglie

poscia a quelle che restano si toglie,

mediante un affilato coltellino,

la parte dura per lasciar la molle.

Dopo aver tornito per benino

le panciute corolle,

si immergono nell’acqua d’un catino,

dal succo di limone acidulata, poi si dà lor col panno un’asciugata,

si schiacciano un pochino sul tagliere,

si condiscon col pepe e col sale,

si mettono a giacere nel tegame ospitale

e immerse in abbondante olio d’olivo

si fanno cuocer sopra un fuoco vivo.

A cottura ultimata troveremo

che il carciofo somiglia a un crisantemo

dalla corolla tonda e spampanata;

allora con la mano

spruzzeremo (tenendoci lontano)

sopra l’olio bollente acqua gelata

e il carciofo nell’olio scoppiettante

presto diverrà d’oro croccante.

A questo punto il piatto è bello a posto

pronto a dar molti punti al pollo arrosto,

al timballo, al budino, allo sformato,

ed ogni morto appetito

verrà rimesso a nuovo e invigorito

ché tale piatto è (chi lo nega ha torto)

roba da far risuscitare un morto.

Questi sono i carciofi alla giudia

dal torso snello e dal sapor gustoso

chiamati in romanesco sciccheria;

dan lustro e vanto alla gastronomia,

riconcilian la sposa con lo sposo,

ammansiscono la suocera più arpia,

e a pranzo, a cena, a casa e all’osteria,

oro croccante, amor d’ogni goloso,

questi sono i carciofi alla giudia.



Una ricetta di Isabel

Scrittrice forse sopravvalutata, Isabel Allende è, comunque, un’ottima giornalista che sa come rivolgersi al pubblico dei lettori e intrattenerlo con divertita ironia. Risale al 1998 quello che, a parere di molti, è il suo libro migliore, Afrodita, Racconti, ricette e altri afrodisiaci, pagine in cui, come scrive l’autrice latinoamericana, “Non posso separare l’erotismo dal cibo e non vedo nessun buon motivo per farlo; al contrario, ho intenzione di continuare a godere di entrambi fino a quando le forze e il buon umore me lo consentiranno” (p.11). Libro ‘gustoso’ che per mesi ha saputo tenere la testa nelle classifiche dei best seller planetari, a proposito del carciofo la Allende se la cava con alcune considerazioni un po’ ovvie, un po’ stiracchiate: “Si mangia con le mani e con lentezza: c’è un che di rituale nel denudare il carciofo privandolo delle foglie a una a una per intingerle in una salsa di olio, limone, sale e pepe, e condividerle poi con l’amante” (p. 198). Migliori le ricette al sapor di carciofo e la romanziera non ce ne vorrà se ne riportiamo una per intero, lieve al gusto e per la scrittura

Da Afrodita

Sospiro di carciofi

Ingredienti

2 carciofi bolliti

½ tazza di panna da montare

(o ½ confezione di panna liquida da cucina)

1 cucchiaino e ½ di gelatina rapida

(o 1 cucchiaino e ½ di colla di pesce)

sale e pepe


Fai bollire i carciofi per almeno 30 minuti fino a quando le foglie si staccheranno facilmente. Scolali bene e lasciali raffreddare. Togli la polpa dalle foglie aiutandoti con un cucchiaio, pulisci i cuori e trita tutto. Condisci con sale e pepe. Sciogli la gelatina o la colla di pesce in un po’ d’acqua bollente.

Monta la panna fino a farla diventare spumosa. Se usi la panna liquida dev’ essere fredda, quasi gelata, al momento di essere lavorata. Metti tutto nel frullatore per qualche secondo fino a ottenere un impasto omogeneo che dividerai in due stampini imburrati. Tienili in frigorifero per almeno 2 ore, rovesciali e servi con una salsa a piacere (maionese casereccia, salsa tartara, vinaigrette francese, salsa leggera o salsa in tre minuti).

Grazie, Isabel… e a buon rendere !




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