29 gennaio 2011

"Una valigia sull’acqua" di Odino Raffaelli

di Luciano Luciani


Un mondo a parte quello dei marinai della Marina mercantile: uomini che con il loro lavoro, duro e pericoloso, spostando merci da un capo all’altro del pianeta (grano, minerali, carbone, petrolio, manufatti che riempiono le stive e ingombrano i ponti), permettono crescita e sviluppo e contribuiscono a garantire i livelli di civiltà e benessere a cui siamo abituati .

Di questo tratta Una valigia sull’acqua, secondo libro di Odino Raffaelli dopo la bella ‘storia di vita’ raccontata in Una carezza sui ricordi, pagine incantate su un’infanzia e un’educazione, rude ma altamente formativa, condotte sui monti dell’Appennino reggiano negli anni segnati dal secondo conflitto mondiale.

Ora, trenta capitoli densi di contenuti, di storie, di umanità raccontano al Lettore di una vita professionale sul mare che non ha davvero niente di romantico o di eroico. Oltre alle tempeste e agli incidenti propri della vita tra le onde (i rischi di certi carichi; l’incontro con una mina o con i pirati che ancora infestano gli oceani) è la solitudine a incombere sugli uomini, a logorarli dentro, fino a indurli a veri e propri comportamenti autistici: “La vita trascorsa in mare fu anche e soprattutto, fatta di niente: di monotonia e azioni ripetitive, di albe e tramonti che si avvicendavano sereni e tempestosi, senza storia, senza avvenimenti e colori … Lunghi silenzi interrotti soltanto dal rumore dei passi sul ponte di comando, della matita che veniva lasciata cadere sulla carta nautica e delle squadrette di legno, quando si toccavano l’un l’altra, del tossire delle vedette all’erta sulle alette e delle voci dei comandi per le consuete manovre” (dalla bandella di copertina).

Dal canale di Panama alla Corea, da Hong Kong a Durban, dal mar Rosso all’Australia, dai porti africani ai grandi scali marittimi europei, più e più volte, un mese dopo l’altro, un anno dopo l’altro, lungo le rotte solo parzialmente sicure di un mondo ancora diviso e irrigidito dai malumori della ‘guerra fredda’ e ancora intossicato dai veleni del colonialismo imperante, il giovane capitano di Marina, Odino Raffaelli, osserva tutto e di tutto prende nota sul ‘diario di bordo’ della propria memoria. Accumula, così, uno straordinario materiale documentario e, cinquant’anni più tardi, dopo averlo finalmente filtrato, sistematizzato e avergli dato i caratteri adeguati, decide di parteciparlo agli altri, ai Lettori. Che, almeno a parere di chi scrive, non potranno non apprezzare lo stile semplice e diretto, la misura e la mancanza di enfasi, con cui l’Autore ci racconta questa difficile condizione di vita e di lavoro, quale almeno si è configurata sino a mezzo secolo fa: quella dei marinai e degli ufficiali della Marina mercantile, figli di un’Italia appena uscita da una guerra devastante, un Paese ancora privo di mezzi, che nel mare vedevano la possibilità di realizzare un progetto esistenziale decoroso per sé e la propria famiglia. È l’Italia degli anni cinquanta, quelli ‘poveri ma belli’: per chi c’era, però, soprattutto poveri. Episodi dolorosi si alternano a vicende buffe e comiche, viaggi tranquilli si susseguono a rotte movimentate e piene di difficoltà per gli uomini del mare incapaci di dimenticare l’odore di casa.

Odino Raffaelli, Una valigia sull’acqua, Daris – libri e stampe, Collana “cartacarbone”, Lucca 2010, pp.244, Euro, 15,00