05 ottobre 2010

"Intorno all'amore" di Loredana Giannini

"L’amore è tra me e quel fondo abissale che c’è dentro di me a cui io posso accedere grazie a te. L’amore è molto solipsistico; e tu, con cui faccio l’amore, sei quel Virgilio che mi consente di andare nel mio Inferno, da cui poi emergo grazie alla tua presenza (perché non è detto che quando si va nell’ inferno poi sempre si riesca ad emergere). Grazie alla tua presenza io emergo: per questo non si fa l’amore con chiunque, ma con colui/lei di cui ci si fida.E di cosa è che ci si fida? Della possibilità che dopo l’affondo nel mio abisso tu mi riporti fuori.

Umberto Galimberti

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Dio non era un singolo individuo, non era solo, egli regnava con la sua compagna che era la sua diletta.

Poi il Signore Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza” mentre parlava con la sua sposa.

Poiché la creazione è un miracolo che avviene nel più perfetto dei modi solo quando vi è unione fra il principio maschile ed il principio femminile.

Poi Dio creò l’uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò.

Ogni anima creata venne accoppiata e ricevette una gemella fatta della stessa essenza.

Ed essi divennero una carne sola.

Così nacque lo hieros-gamos il matrimonio fondato sulla fiducia che unisce gli amanti in una cosa sola.

Poiché quando ci ritroviamo insieme nella camera nuziale scopriamo l’unione divina che Dio e la sua diletta desideravano far provare a tutti i loro figli terreni.

(Sintesi tratta da:

Origini delle Hieros-Gamos

dal libro dell’Amore secondo la tradizione del Libro rosso)


Non ci sarebbe molto da aggiungere… C’è una dimensione carnale ed una divina dell’amore laddove per divina si intende “trascendente”.

Trascendente perché non riconducibile ad un dio o una religione ma perché riesce ad andare oltre le singole individualità, oltre il momento, oltre il tempo, oltre le condizioni…

un oltre che è quella dimensione sublime che si attraversa, anche solo per un attimo, nell’unione dell’uomo e della donna, del maschile con il femminile.

Si attraversa e come ogni attraversamento ha un suo fine eppure appena compiuto ci mettiamo ancora in cammino e non ricerchiamo ancora che quel momento, quell’attimo.

Come un atto creativo, dall’unione del maschile e femminile, nasce una terza dimensione che è oltre e di più della singola somma delle sole due parti.

Questo atto creativo può nascere anche in noi quando sperimentiamo entrambe le nostre parti (maschile e femminile) e le “facciamo sposare” in una unione che genera sempre un qualcosa di esteticamente bello moralmente buono ed eticamente giusto, che sia un’opera d’arte, una poesia, un ricamo o semplicemente anche sitemare un mazzo di fiori raccolti.

Un solo presupposto è necessario l’abbandono a…

l’abbandono che è vincere la paura

l’abbandono che è fidarsi

l’abbandono che è donarsi tutto/a.