08 luglio 2009

"Una poesia di Philip Larkin" di Emilio Michelotti














E dopo che hai percorso la tua mente intera,
Ciò che domini è chiaro come una bolla di carico
Nient’altro deve essere da te pensato
Esistente.
E con quale vantaggio?
Solo questo: per tempo
Individuare in parte l’impronta cieca
Che tutti i nostri atti recano, poterla ricondurre all’origine.
Ma confessare,
Nella verde sera in cui comincia la nostra morte,
Cosa essa era, è poca soddisfazione,
Giacché si applicò a un sol uomo una volta,
E quell’uomo muore.


Nei versi di Philip Larkin, citati da Richard Rorty (Contingency, irony and solidarity – trad. it: La filosofia dopo la filosofia, 1989), “morte” non è termine lugubre o consolatorio, non “significa” né “rappresenta”, evidenzia la contingenza senza aggettivi del mondo e dell’io, una finitezza chiara come una bolla di carico.

E’ paradossale: continuiamo a credere che le cause – le “verità” – siano scoperte e non inventate o costruite e rifiutiamo di leggere i salti rivoluzionari come ridescrizioni metaforiche. Solo i poeti (non gli scienziati, non i filosofi) possono rendersi conto fino in fondo di questo, perché provano a raccontare la loro origine con parole mai usate prima oppure con l’uso inconsueto di vecchie parole. Nuove forme linguistiche di vita eliminano le vecchie, individuando l’impronta cieca e la temporaneità di ogni visione.

L’idea che il mondo e l’io abbiano una “natura” già inscritta dentro di noi è una delle possibili narrazioni che, insieme alla credenza in una sempre maggior comprensione di come stanno le cose, è un residuo della concezione del cosmo come creazione finalizzata.

Abbandonare il feticismo dei fatti, ridefinire noi stessi percorrendo la mente intera per ricondurre tutto all’origine forse si può, partendo dalla convinzione che la poesia non possiede né crea: la sua presenza è una promessa che il pathos della provvisorietà non si interrompa – completarlo non si può, nessuno lo può – per fare in modo che ognuno di noi possa ridescriversi con parole che siano, almeno in parte, sue.