15 giugno 2009

"Il pescatore di sassi" di Beppe Calabretta

foto di GIANNI QUILICI
di Gianni Quilici

"Il pescatore di sassi" è il quarto libro di narrativa di Beppe Calabretta dopo "Il cielo senza sole" "Epolenep" e "Il mondo limitato".
E' un "giallo": un delitto insolito, un investigatore, un caso senza apparenti motivazioni, difficile, per questo, da sbrogliare.

Bruno Carcade è un investigatore, che vive a Lucca, e che decide di prendersi le ferie, perché la sua donna, archeologa, ha avuto, finalmente, un incarico per una campagna di scavi in Medio Oriente. Troviamo Bruno all'inizio del romanzo, su una spiaggia, nel sud Italia, al suo paese di origine, solo tra il ricordo della donna appena lasciata e la bellezza del mare. Leggiamo: "Era quasi la fine di giugno. A quell'ora del mattino in cui il sole comparendo all'orizzonte sembra un lecca lecca che si alza lento per essere risucchiato...."
Calabretta ti prende subito con la sua prosa visiva, capace di farti vedere la concretezza della materia: cielo, luce, acqua, cibo..., di chi non solo la conosce, ma te ne fa assaporare la sensualità.

Qui Bruno riceve una telefonata, ci sarà un incontro e un incarico: la richiesta di occuparsi di un delitto. Un uomo è stato, infatti, ammazzato, un professore in pensione, tranquillo, vedovo e senza figli, che aveva una strana mania: era un pescatore di sassi. Bene, questo professore è stato trovato con la testa spaccata da un sasso proprio di fronte a casa sua, in riva al mare. Da qui parte l'inchiesta: appaiono uomini e donne del paese e perfino di Lucca; appaiono, come spesso succede, le ombre lunghe del passato.

Beppe Calabretta non è soltanto un narratore efficace nel costruire personaggi e luoghi e nel far vivere tensione e mistero come è nella tradizione del "noir", ma sa inserire, dentro lo scheletro della storia, dei contenuti tematici, che vanno oltre la narrazione pura e semplice, disegnano anche un orizzonte sociale e politico, costringono ad interrogarci sul mondo in cui si vive. Ecco che dietro l'apparente serenità dei personaggi, di maggior rilievo, spuntano segreti e sofferenze. Di più: dietro il silenzio di molti si (intra)vede una “organizzazione” ferocemente ricattatrice, senza alcuno scrupolo, che suggerisce nomi come mafia, 'ndrangheta, camorra, ma che rimane nell'ombra, senza volto.

Viene da pensare, leggendo Calabretta, un po' a Leonardo Sciascia.
Nei contenuti: il Sud, un groviglio da sbrogliare, le organizzazioni criminali con la loro oscura e agghiacciante potenza e violenza, la paura e il silenzio della società circostante. Nello stile: l'asciuttezza della scrittura, la qualità dei dialoghi, i colpi di scena, la capacità di rilanciare una tensione narrativa.

C'è semmai un limite nella chiusura forse troppo frettolosa rispetto al carico di tensione venutasi a creare, che genera, da una parte, un po' di delusione nel lettore comune che ama perdersi più volte nel mistero; dall'altra e soprattutto lascia forse troppo nell'ombra la criminalità organizzata senza alcun vero, significativo addentellato con la società civile.

Beppe Calabretta. "Il pescatore di sassi" .Bonaccorso editore. Pag. 156. € 13,00.