10 marzo 2009

"Pinocchio" del Teatro del Carretto


di Maddalena Ferrari

Mi colpisce sempre, della compagnia del Carretto ed in particolare della sua ispiratrice, Grazia Cipriani, la profondità della lettura del testo e la stratificazione culturale e metaforica.

Rimango poi sempre sorpresa ( ma è anche un elemento che tengo in conto, avendo seguito, nel corso dei diversi allestimenti realizzati in tanti anni, le creazioni immaginifiche di Graziano Gregori ) e affascinata dalla capacità di evidenziare corporeità e materialità di personaggi, figure, oggetti. Gli attori, corpi atletici ed elastici, sono tutt'uno con qualsiasi “cosa” faccia parte della messa in scena , sostanza e forma. Lo spazio è un non-luogo da sezionare, riempire-svuotare, dilatare-rimpicciolire.

In questo caso, la scena, nuda, ha sul fondo una serie di pannelli neri, in cui si aprono stretti varchi e piccole finestre. In questa scenografia oscura e opaca si muovono o sono mossi personaggi e oggetti; nel fuori campo, suoni e musica inquietanti, perché estranianti; più volte sentiamo l'aria di Puccini “O mio babbino caro”, a sottolineare un rapporto affettivo al tempo stesso coinvolgente e costantemente tradito.

Solo due attori parlano: il Pinocchio-burattino dello straordinario Giandomenico Cupaiuolo, che, senza alcun naturalismo, dice, racconta, immagina, desidera, raramente colloquia e si muove con il suo corpo legnoso e meccanico, capace dei più arditi contorcimenti; e la Fata Turchina, bamboccia vociante e sgraziata, un po' coscienza, un po' mamma,un po'sorella.

E' un Pinocchio, anche, fenomeno da circo-animale. Uomo e animale ( Gatto e Volpe, ma pure Asino-Lucignolo e Asino-Pinocchio ) sono legati da un nesso, che viene percorso ora in un senso, ora in un altro, in un continuo processo metamorfico. Lo stesso si può dire del rapporto corpo vivo- corpo morto, corpo autonomo- pupazzo eterodiretto.

La strana fiaba di Collodi, bizzarra, moralistica e funerea viene letta attraverso la drammatizzazione quasi espressionistica dei contenuti e la chiave psicoanalitica, nel conflitto irrisolto tra edonismo e (auto)punizione, piacere e dolore, amore e morte.


PINOCCHIO
da Carlo. Collodi
Teatro Del Carretto
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
luci Angelo Linzalata

interpreti:
Giandomenico Cupaiuolo, Elsa Bossi,
Giacomo pecchia, Giacomo Vezzani,
Elena Nenè Barini, Niccolò Belliti,
Jonathan Bertolai, Carlo Gambaro.